5 agosto 2016 – CDT
È notizia di questi giorni che la «paura del musulmano» cresce in Svizzera e che 7 svizzeri su 10 sono infastiditi dal velo. Non è bello ma, se la sensazione è questa, probabilmente qualche buon motivo c’è. Per evitare che questa tendenza peggiori occorrerebbe che i musulmani moderati, che indubbiamente esistono e ne conosco personalmente, facciano qualcosa nella giusta direzione e più avanti in questo scritto farò loro una proposta.
Più spesso, però, invece di esprimere chiare condanne, di quelle senza se e senza ma, coloro che si dichiarano moderati fanno dichiarazioni ambigue. Faccio un paio di esempi. Il grande imam di al-Azhar, dunque una delle massime autorità del mondo sunnita, dopo i recenti attacchi terroristici, ha rilasciato una dichiarazione estremamente sibillina: «Gli autori di questo attacco barbaro si sono spogliati dei valori dell’umanità e dei principi tolleranti dell’Islam che predica la pace e ordina di non uccidere gli innocenti»; due parole di troppo, le ultime, con le quali afferma implicitamente che i non innocenti si possono uccidere. Mi sembra molto grave che un religioso non si limiti ad affermare che non si deve uccidere, punto e basta. Lo immaginate quale clamore mediatico solleverebbe un pastore evangelico, un prete o un vescovo che, invece di dire che non si deve uccidere, dica che non si possono uccidere gli innocenti? Ma approfondiamo. Chi sono i non innocenti? Adesso ve lo spiego tramite il Corano, Sura 5, versetto 33: «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti…» Chiaro, no? Secondo esempio di ambiguità: in un’intervista del 15 luglio scorso, l’imam di Lugano Jelassi ha citato il Corano per avvalorare la tesi dell’Islam pacifico: «Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità». Bello, se non fosse che la realtà, tralasciata dal signor Jelsassi, è un tantino diversa; infatti questo versetto (Sura 5, vers. 32) recita più esattamente: «… chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera…» Anche qui c’è l’eccezione.
Chi saranno mai allora questi seminatori di corruzione del versetto 32 e del versetto 33 che meritano di essere uccisi (o solo crocifissi)? Le donne in bikini ed in minigonna, gli omosessuali, i cristiani, gli ebrei, i musulmani che si convertono al cristianesimo, Salman Rushdie, Theo van Gogh, gli autori delle vignette su Maometto, i redattori di Charlie Hebdo? Va beh, l’imam Jelassi l’ha fatta fuori dal vaso, ma gli diamo una possibilità di riscattarsi, lanciandogli una sfida piuttosto semplice da raccogliere, una sfida basata, però, una volta tanto, sui fatti e non sulle parole: siccome burqa e niqab non sono prescritti dal Corano e sono evidenti simboli del radicalismo islamico, non avrà difficoltà a raccogliere fra i circa 2.300 musulmani ticinesi di nazionalità svizzera, un centinaio di firme per l’iniziativa federale contro la dissimulazione del viso e a farle pervenire entro un mese al coordinatore ticinese Giorgio Ghiringhelli a Losone; inoltre gli chiedo cortesemente di emettere un comunicato stampa che inviti i tutti musulmani di nazionalità svizzera a firmare l’iniziativa.
In questo modo io e molti ticinesi con me ci convinceremo della sua buona fede e della sua moderazione, dimostrerà che i musulmani sono disposti ad adattarsi ai costumi di un cantone dove il divieto della dissimulazione del volto è già in vigore e farà, di conseguenza, un favore ai musulmani ticinesi stessi. Se, invece, preferisce non farlo lo dichiari pubblicamente e ci dica gentilmente il perché.
Edo Pellegrini, Presidente UDF Ticino